La toxoplasmosi nel gatto

La toxoplasmosi è una malattia parassitaria facente parte del gruppo delle zoonosi, cioè di quelle patologie che possono essere  trasmesse dall’animale all’uomo (direttamente o indirettamente).

L’agente eziologico è Toxoplasma gondii, un protozoo che vive all’interno delle cellule degli ospiti che infetta. Lo schema che segue spiega brevemente il suo ciclo biologico:

La toxoplasmosi

Ora che abbiamo conosciuto il piccolo parassita, scopriamo come potremmo venire a contatto con lui:

Il mio gatto può infestarsi con il Toxoplasma?

Ovviamente sì. Se il micio ha possibilità di uscire all’aperto e di cacciare piccole prede, la fonte più probabile d’infestazione saranno per lui le carni di piccoli roditori e uccelli. Se invece il micio vive esclusivamente in casa, l’unica possibilità d’infestarsi per lui sarà la somministrazione di carni crude o poco cotte.

Come si fa a capire se un gatto ha la toxoplasmosi?

La toxoplasmosi è una patologia raramente e scarsamente sintomatica nel gatto, tanto da poter affermare che solitamente passa inosservata.
Nei gattini o negli anziani si possono osservare diarrea, lieve rialzo termico, inappetenza transitoria, sintomi in ogni caso di leggera entità e spesso autolimitanti. In rari casi, per esempio in soggetti gravemente deperiti o affetti da FIV o FeLV, Toxoplasma gondii può causare quadri più seri come polmoniti, insufficienza epatica, uveite, disturbi neurologici.

C’è un test che può dirmi se il mio gatto è affetto da toxoplasmosi?

Nel gatto si può eseguire la ricerca delle oocisti nelle feci mediante un esame coprologico, eventualmente associato al più sensibile esame in PCR, tuttavia questo test è in grado di individuare la presenza del Toxoplasma solo se il gatto si è infestato recentemente e si trova nella fase di emissione fecale delle oocisti, fase che normalmente non dura più di due settimane. Inoltre è stato osservato come soltanto una minima percentuale di gatti (1%) presenti positività all’esame coprologico, davvero una minima parte se confrontata con il 60% di positività all’esame sierologico.

L’esame sierologico, cioè la ricerca di anticorpi IgGanti-toxoplasma nel sangue, si può effettuare mediante un piccolo prelievo venoso ed ha validità a partire da due-tre settimane dopo l’eventuale infezione. La positività sierologica indica che il gatto è venuto in passato a contatto con il toxoplasma e che quindi è immunocompetente. Questo significa che nel caso dovesse infestarsi nuovamente il suo sistema immunitario impedirà al parassita di compiere il ciclo intestinale e quindi NON emetterà oocisti con le feci. Avere in casa un gatto positivo al test è addirittura più sicuro, per una donna che voglia iniziare una gravidanza, rispetto ad uno che non lo è.

Quindi un gatto immunocompetente non è un potenziale eliminatore di oocisti?

No. Lo può diventare solo nel caso in cui la condizione d’immunocompetenza venga alterata, ad esempio in caso di malattie gravi o, nelle gatte, del parto, momento in cui fisiologicamente si assiste a un calo delle difese immunitarie.

Come si contrae la toxoplasmosi con i gatti?

Come si contrae la toxoplasmosi con i gatti

L’uomo, abbiamo detto, può avere il ruolo di ospite intermedio. Le fonti d’infestazione sono due, come per il gatto:

  • Ingestione di oocisti emesse con le feci da un gatto infestato recentementePer essere infettanti, le oocisti devono essere sporulate, ovvero “mature”, e questo avviene dopo 1-5 giorni di permanenza nelle feci del gatto. Quindi il rischio maggiore non si ha certo manipolando quotidianamente la lettiera del micio di casa: quest’ultimo dovrebbe essere venuto a contatto con il parassita per poterlo eliminare con le feci, e inoltre l’emissione avviene molto raramente da parte di gatti adulti e immunocompetenti.Un rischio maggiore proviene invece da vegetali non lavati accuratamente (insalata, frutti di bosco), contaminati precedentemente da feci di gatti infestati.È quindi importante, per prevenire un’infestazione, lavare accuratamente frutta e verdura da consumarsi cruda e detergere attentamente le mani se si sono svolte attività di giardinaggio.
  • Ingestione di cisti muscolariUno studio pubblicato sul BritishMedical Journal nel 2000, indica come principale fonte d’infestazione nelle donne gravide il consumo di carne cruda o poco cotta (dal 30 al 63% dei casi). 

Il gatto è davvero pericoloso in gravidanza?

Il gatto è davvero pericoloso in gravidanza?

Appare subito evidente come il gatto di casa rappresenti un pericolo davvero minimo per una donna che voglia provare ad avere un bambino, o che scopra di essere in gravidanza. Il consiglio, dato purtroppo in passato da molti ginecologi, di allontanare il proprio micio per la durata della gravidanza suona sicuramente esagerato e incurante del reale rischio legato alla trasmissione di Toxoplasma gondii da parte del gatto, tenendo conto del suo ciclo biologico.

Con semplici attenzioni igieniche come la pulizia frequente della cassetta igienica, indossare dei guanti e lavare le mani dopo ogni manipolazione della lettiera, il rischio potenziale proveniente dal nostro micio è facilmente controllabile.

E nell’uomo l’infestazione come si manifesta?

L’uomo è un ospite intermedio per il parassita, e come tale in caso d’infestazione si andrà incontro a due fasi:

  • Fase primaria: per alcune settimane dopo l’ingestione di una forma infestante (parassita nella carne cruda o oocisti dalle feci di gatto), il toxoplasma è riscontrabile nel sangue  e nei linfonodi e può presentarsi una sintomatologia generica riferibile a un’infezione: stanchezza, mal di testa, ingrossamento dei linfonodi, lieve ipertermia, sensazione di “ossa rotte”. L’entità dei sintomi è solitamente non grave e non richiede il ricorso a farmaci di alcun genere.
  • Fase postprimaria: asintomatica, si sviluppa la risposta immunitaria anticorpale contro il parassita, che si incista nel tessuto muscolare o in altre sedi, solitamente senza alcuna conseguenza. Una volta formati gli anticorpi, essi proteggeranno il soggetto per tutta la sua vita da una nuova infestazione, tuttavia in caso di caduta delle difese immunitarie (a causa di patologie gravi come l’AIDS o trattamenti farmacologici come quelli somministrati ai pazienti trapiantati) il parassita incistato può riattivarsi e tornare in circolo nel sangue.

Una persona sana che si infesti, quindi, non riporta conseguenze e la fase sintomatica passa solitamente quasi inosservata. Un rischio maggiore si ha quando l’infestazione avviene durante la gravidanza. In questo caso il parassita in circolo può trasferirsi al bambino e causare malformazioni o morte embrionale/fetale.

Effettuare un’indagine sierologica prima d’iniziare una gravidanza è quindi importante, e ancor più importante è attuare con criterio, senza lasciarsi prendere dall’ansia, quelle attenzioni necessarie a ridurre il rischio d’infestazione da parte di Toxoplasma gondii.

Bibliografia:
M.A. Taylor, R.L. Coop, R.L. Wall – “Parassitologia e Malattie parassitarie degli Animali”, edizione italiana curata da G. Garippa, M.T. Manfredi, D. Otranto. EMSI – Roma
www.epicentro.iss.it — Portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, a cura del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
www.esscap.org — sito dell’European Scientific Counsel Companion Animal Parasites®

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