Dipende molto dai gusti del gatto, in quanto un carrellino potrebbe essere di intralcio e difficile da far accettare.
Greta ha sviluppato una grande forza nelle zampe anteriori e riesce a spostare senza fatica tutto il corpo: scende addirittura dalle sedie con le zampe davanti e posando lentamente il sedere!
E’ buffissimo veder “correre” un gatto paralizzato: abbassa la parte anteriore del corpo e punta la testa in avanti diventando aerodinamico come un’auto da formula uno! (ma è bello anche vedere come si fanno rispettare e si prendono i loro spazi… e vizi!) Per Gretuccia Renata ha costruito un carrellino costituito semplicemente da una tavoletta di legno di balsa (quello per aeromodellismo: costa un pochino di più ma è leggerissimo e facile da lavorare: si taglia con un comune cutter o coltello da cucina seghettato) di dimensioni circa 10×12 cm a cui ha attaccato 4 rotelle per pattini in linea (costo confezione da 8 rotelle: 10 centesimi di euro), fissate in modo che sporgano appena ai fianchi della tavoletta a un paio di centimetri dai vertici sui lati più lunghi con dei chiodi da muro di tipo fisher (quelli che hanno una lunga vite che viene avvitata nella guaina di plastica che si infila dentro il buco nel muro) alla cui estremità c’è semplicemente una borchia (niente ganci o anelli!). Tra la ruota e il pezzetto di plastica parte integrante del chiodo ha messo un dado di metallo da 6 mm di diametro in modo da non creare attrito con la rotella. Ha poi fissato la guaina di plastica nella quale ha avvitato saldamente il chiodo (+dado+rotella) sulla parte inferiore del carrello con abbondante mastice “millechiodi” lasciando asciugare per almeno 24 ore.
In seguito ha fissato con un incrocio di elastici per sartoria una pattina imbottita sulla parte superiore della tavoletta. Greta viene fatta sedere sulla tavoletta piuttosto indietro e legata con un pezzetto di nastro di panno che viene annodato al centro al di sotto della tavoletta all’incrocio degli elastici che tengono ferma la pattina, viene fatto uscire dai lati e passato all’interno della coscia, sia a destra che a sinistra, poi ripiegato indietro verso la schiena, mantenendo sempre lo stesso lato senza venire in alcun modo incrociato, passando così attorno alla vita e venendo chiuso con un nodo e un’asolina sulla schiena.
Ulteriore fissaggio può essere costituito da una fascetta di nastro adesivo di carta passato sotto il carrello e poi sul pannolino a destra e a sinistra (questo congegno di fissaggio è per ora il più efficace sperimentato, però è sicuramente da perfezionare!). La funzione principale del carrello per Gretuccia è stata quella di ridarle fiducia: solo col carrellino ha cominciato a “correre” e a “rincorrere” gatti e giochi e solo col carrellino ha cominciato a staccare una zampa da terra per prendere il gioco.
Ora lo usa pochissimo: essenzialmente per quando passeggia sul balcone dove è meglio che non strisci le zampette a terra o per qualche corsa in casa che l’aiuta a irrobustire le zampe anteriori.
Con questo carrello comunque Gretuccia riesce a sdraiarsi a pancia in giù o sul fianco e anche rimettersi seduta e a passeggio da sola. Anche per Leo Lisa ha fatto costruire un carrellino, ma lui era rapidamente diventato così forte e veloce con quelle due zampotte che il carrellino in curva non teneva la sua velocità e lui in derapata cappottava!!!
Ad un certo punto ha fatto capire che il carrellino poteva anche finire in garage a prendere la polvere, che era meglio, lui se la cavava benissimo anche senza!! Aveva a disposizione tutta la casa: letti, divani, cuscini in terra, pedane ed in più il suo giardino, il suo alberello, i suoi cespugli e la sua aiuola. Tra l’altro, non curante del suo stato, si lanciava giù dai tre gradini che separano la casa dal giardino senza neppure pensarci! Dormiva sul letto e quando era stanco si buttava anche da lì, senza batter ciglio! Quando voleva salire sul divano o sul letto ti veniva a chiamare, si portava davanti al punto in cui voleva salire e si metteva in posizione da “salto”, Lisa gli alzava il sedere e lui con un “balzo” arrivava dove voleva.